Feniglia,spacco della Regina e l’antico sito di Cosa sul mare
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Linee di ombra e luce in una delle più belle terrazze sulla storia e sul mare, in primavera. La luce e l’ombra ci accompagneranno in questa escursione dominata dalle linee: la lunga striscia sabbiosa e assolata e l’ombra della pineta della Feniglia. La precisa linearità della tagliata, un canale che collega Ansedonia a lago di Burano. Le dritte e risplendenti strade basolate dell’antica città di Cosa e poi l’oscurità dello Spacco della Regina, una fenditura che s’inoltra nel cuore della roccia. Insomma, un luogo conosciuto a molti ma che riserva grandi tesori sconosciuti.
Partiremo dalla Feniglia, un cordone di sabbia di 6 chilometri, denominato Tombolo, che collega la collina di Ansedonia al Monte Argentario. Sabbia bianca e finissima con alle spalle una pineta ed un bosco di macchia mediterranea che raccoglie diverse specie protette.
Percorreremo una parte della pineta alla ricerca degli alberi più alti dove dimorano le garzette e i daini, che numerosi, attraversano la boscaglia. Cammineremo poi dalla spiaggia per raggiungere, con un breve cammino su strada carrozzabile, l’area archeologica degli scavi di Cosa, nome con il quale veniva chiamata la città di Ansedonia dai Romani. Qui, sull’altura che offre panorami mozzafiato su tutto il territorio e sul mare, ci attendono le rovine e la storia dell’antica città.
Possenti mura poligonali la proteggono, e le antiche strade basolate permettono di visitare le zone più importanti dell’ antica città : Camminando tra i resti archeologici e secolari ulivi, ammireremo il Foro, cuore politico, economico e giudiziario di Cosa, e poi la basilica con la sua cisterna, la Curia Comitium, uno degli edifici più antichi risalenti al III se. A.C. dove si tenevano le assemblee cittadine, il tempio della Concordia, la casa di Diana, il Tempio della Mater Matuta, protettrice delle nascite, il maestoso Capitolium e tanto altro.
Ridiscenderemo sull’altro versante del promontorio di Ansedonia per raggiunger l’altra linea sabbiosa che arriva fino a Civitavecchia per ammirare ciò che viene chiamata “Tagliata”, nome preso in prestito da una ingegnosa opera idraulica costruita in epoca repubblicana dai Romani.
Si tratta di un canale scavato nella roccia perfettamente levigata e dotato di porte lignee che venivano aperte a seconda della stagione per immettere o far defluire acqua dal bacino portuale ed evitare così il ristagno e il conseguente insabbiamento, creando un sistema di contro-correnti provenienti dal mare e dal canale emissario del vicino Lago di Burano. Fu costruito per consentire la creazione di un sistema di canali e frangiflutti usati per mettere in sicurezza le imbarcazioni.
Non dimentichiamoci che lì c’era il Portus Cusanus che tra il III° e il II° secolo a.C era un importante punto d’imbarco per la Corsica e la Sardegna e un punto di appoggio per la navigazione costiera. L’approdo della Tagliata era difeso da una torre e vicino sorsero altri due edifici utilizzati come magazzini. Con la rapidissima decadenza della città di Cosa alla fine del I°sec. a.C., per cause ancora oggi sconosciute, anche il porto subì un progressivo abbandono. Ormai ne restano poche tracce ma la Tagliata è ancora visibile e imponente!
Vicino alla Tagliala si trova lo Spacco della Regina: una fenditura naturale della roccia, che in tempi remoti svolgeva la funziono della Tagliata, poi una frana la rese inagibile e venne probabilmente riutilizzata per celebrare riti religiosi. L'ingresso è stretto e buio ma, già dopo pochi metri, la luce penetra in modo suggestivo dalla fenditura in alto. Nella cavità troviamo tre ambienti intervallati da tre stretti cunicoli. Sono ancora perfettamente visibili gli antichi colpi di scalpello che hanno modellato questi ambienti. Il silenzio profondo, la luce che penetra tra la vegetazione in alto e le strette pareti di roccia, creano una suggestione fuori dal comune. Una volta entrati si può facilmente comprendere come questo luogo abbia dato origine a numerose leggende.
Escursione a cura di Antico Presente
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